L’ufficio di Orgatec: una questione di atmosfera (seconda parte)

L’ufficio di Orgatec: una questione di atmosfera (seconda parte)

La rete e il nido
Come sottolineano i leader di settore, oggi si lavora alternando momenti di comunicazione a momenti di concentrazione: dalla rete al nido. L’insieme delle soluzioni proposte ad Orgatec potrebbe essere suddivisa secondo queste due primarie attività. Il simbolo dell’ufficio inteso come spazio di comunicazione, come rete, è sicuramente il bench, come pure la numerosa serie di soluzioni per sale meeting e conferenza.
Babble di Herman MillerStupefacente il sistema ideato da Holzmedia, azienda tedesca specializzata nell’integrazione di tecnologie e arredi, ovvero uno schermo tridimensionale che trasforma la video conferenza in una esperienza al limite del reale conferendo alla persona che partecipa da sede remota una fisicità davvero incredibile.
Molti, poi, gli avveniristici tavoli riunione proposti dagli espositori come il Conference Table AL presentato da Bene o l’ancor più originale sistema di tavoli per seminari e conferenze Four Connects ideato da Sedus e caratterizzato da un originalissimo basamento poliuretanico che può scorrere liberamente e fissarsi in qualunque punto della barra sottopiano grazie a quattro ganci a scatto: immaginatene la leggerezza e la maneggevolezza, due qualità fondamentali quando la sala deve essere frequentemente riconfigurata.
Anche la gestione dei cavi, in questi ambienti è magnificamente risolta. I tavoli integrano unità tecniche per l’alimentazione elettrica, media e dati e i piani restano puliti e ordinati.
Il contraltare della comunicazione è la concentrazione, il nido, lo spazio di riflessione. E poiché prevale la tipologia di ufficio a ‘spazio aperto’ è chiaro che diventa determinante la prestazione acustica degli arredi e delle finiture nonché l’adozione di sistemi di gestione del rumore in spazi aperti. Questa edizione di Orgatec ha detto molto in materia, proponendo approcci anche molto differenziati. GubiDagli schermi mobili che isolano acusticamente e visivamente la scrivania, proposti ad esempio da König+Neurath, alla soluzione proposta da Herman Miller (nella foto in alto) con Sonare Tecnologies: un congegno (Babble) che deforma i suoni emessi in ambienti open space salvaguardando la privacy delle comunicazioni. Ci piace citare il nuovo sistema di arredi fonoassorbenti di Gubi (nella foto), che utilizza una tecnologia basata su una sorta di feltro di origine plastica, e la provocazione di Fantoni che ha permesso ai visitatori di sperimentare l’attraversamento di un tunnel totalmente fonoassorbente realizzato con i pannelli Topakustik.

Sit down, stand up
La regolazione in altezza dei piani, è un altro dei temi dominanti, quasi ‘scontato’ di questa edizione. Lo dicono in coro tutte le associazioni di ergonomia e gli esperti in materia: l’alternanza di lavoro da seduti a in piedi è assolutamente fondamentale per il benessere del lavoratore e per il suo rendimento in ufficio. Si parte dalla proposta di piani scrivania con un delta di regolazione che oscilla da 62 ad 85 cm per consentire ad ogni percentile una postura seduta ergonomica e dinamica, per arrivare ai piani di lavoro elevabili fino a 118 cm, che consentono di alternare il lavoro da seduti e il lavoro in posizione eretta. Nel primo caso citiamo la scrivania Relations di Sedus che può essere regolata senza l’utilizzo di alcun utensile. Ergocurve di MarkantMolti gli esempi in tal senso, come ad esempio la postazione Ergocurve di Markant (nella foto), la serie Al_Free di Bene che si presenta come una postazione direzionale elevabile e l’ingegnosa serie Works–El, proposta da un’azienda del Gruppo Samas, i cui piani possono essere programmati in modo tale da ricordare all’utilizzatore di alternare a intervalli regolari la postura seduta a quella eretta. Una breve postilla sul fatto che, inspiegabilmente, il mercato italiano, salvo rare eccezioni, sembra davvero poco incline all’utilizzo di questo tipo di soluzione (che percepisce come costo e non come investimento), trascurando l’equazione ergonomia=produttività.

Stand philosophy
La qualità dei paesaggi espositivi è indubbiamente sempre più elevata ma si coglie ancora, in alcuni casi, la mancanza di una idea forte. Riempire uno stand con l’intero catalogo prodotti non è una buona idea, molto meglio sviluppare un concept e lavorare su quello. Quest’anno andava di moda lo stand concepito come percorso all’interno di un ufficio reale. Emblematico in tal senso lo stand di König+Neurath incentrato sul binomio aree di divertimento, aree di concentrazione. Lo stesso dicasi per lo stand Bene che alternava aree open space a zone meeting e regeneration. Molto visibile e intrigante lo spazio di Herman Miller caratterizzato da un’atmosfera particolarmente cool ottenuta anche giocando sui nuovi prodotti di illuminazione.
Assolutamente centrata l’idea di Sedus di attrarre visitatori elargendo gadget di ‘pubblica utilità’ (dalle bottigliette d’acqua ai chupa chups) e predisponendo aree relax attrezzate con sedute ‘musicali’ e chaise longue con iPod incorporato. Gradite, come sempre, alcune provocazioni. È il caso di Iren che, per esaltare la nuova serie di tavoli Pergola, ha evocato questo stesso concetto attraverso lo stand utilizzando grappoli di carta in uno stile nippo-ludico. Lo stand di Ege a Orgatec 2006Bellissimo anche lo stand di Ege (nella foto), azienda danese che giocando sui colori delle proprie moquette ha creato uno spazio di grande impatto visivo, come pure il bianco candore dello stand Rexite, interrotto solo dal giallo oro della forma di Parmigiano che rifocillava i passanti. Continua invece a non convincerci la filosofia espositiva delle aziende che decidono di alzare le mura per incuriosire il visitatore. In questi casi l’aspettativa cresce e la delusione è quasi scontata.

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